QUANDO SONO DOVE SONO NATO


Nella mia città non c'è mai abbastanza nuvola da cancellare una parte di orizzonte,

e in realtà non c'è nemmeno orizzonte o cima di cui sfumare il picco;

al massimo qualche palazzo sullo sfondo che nasconde anche il tramonto.

Ma quando sono dove sono nato invece,

capita che mi affaccio alla finestra e vedo i monti

- quelli ancora non mangiati per fare cemento -

e poi il campanile,

e una signora che non ha mai staccato gli occhi dalla casa dove sono cresciuto.

Qui, un palo per le comunicazioni potrebbe crollare da un momento all'altro

e non tornar più su.

Qui, i tetti si addossano sugli altri,

come le vite, non al riparo nemmeno dietro i muri

che confinano sempre con qualche vicino,

cui sembra naturale vivere oltre il muro.

Quando sono qui io non sento mai di tasse,

così come non vedo mai lo stato

e continuo a chiedermi chi abbia cominciato a nascondersi per primo

e a sbirciarsi, studiandosi, da dietro il muro.

E vedo tante sfumature di morale e tradizioni che capisco:

che i passi messi qui tra queste strade son le parole

che noi abbiamo messo ed imparato dentro i libri.

E quello che noi, dall'orizzonte antropomorfo, tramandiamo come sapere

è qui nascosto nella cultura popolare.

Qui si parla, si parla tanto e sempre

accomunando intorno ad un presente sempre presente, giammai futuro,

perché non c'è niente di più reazionario della cultura di un paesino.

Le nuvole nascondono ancora l'orizzonte

così come lo nascondevano quando sono nato

ma poi lo so che dietro esse c'è orizzonte,

ed è per questo che abbasso vele

e fermo i remi,

e il naufragar m'è dolce in questo mare.

29 febbraio 2012

° ° °

POESIA D'AMORE


Dalla sabbia e le onde che non hanno cancellato

alla neve che si posa e non ha mai gelato

l'amore che diffondi nel mio cuore.

14 febbraio 2012


 
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